Olivicoltura La coltivazione dell'olivo - Produzione degustazione e vendita diretta di vino DOC atina cabernet IGT maturano e olio

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Olivicoltura La coltivazione dell'olivo

L’ambiente pedologico
Valori ottimali dei parametri pedologici per la coltivazione dell'olivo.
Parametri pedologici  riferiti allo strato esplorato dalle radici:
•Profondità utile (cm):  40 - 50
•Drenaggio: buono, l'acqua é rimossa dal suolo prontamente e/o non si verificano durante la stagione vegetativa eccessi di umidità  
•Tessitura: medio impasto-profondo-fresco- permeabile.
•PH: 6,5 - 8,5-neutro e subalcalino.   
•Calcare attivo (%): 10 - 15
•Salinità (mS/cm) < 5  
Nota. Calcare attivo: l’olivo pur non essendo una specie calciofila obbligata, si avvantaggia dell’elevato contenuto di calcare attivo del terreno, soprattutto negli ambienti a clima più fresco.
Variazione del contenuto medio in olio e del peso medio delle olive a seconda della posizione sulla chioma
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Variazione del contenuto medio in olio e del peso medio delle olive a seconda della posizione sulla chioma
Esposizione
Tecnica di piantagione
Operazioni preliminari
•Consistono nel liberare il terreno dai residui vegetali delle colture precedenti,  
•estirpazione di apparati radicali di piante arboree o di arbusti e siepi
modellamento del terreno; quando le opere di sistemazione superficiale del terreno richiedono sbancamenti che vanno oltre lo strato attivo del suolo,  
è necessario prima accumulare da una parte lo strato superficiale del terreno, poi procedere allo spostamento del suolo ed infine spargere il terreno fertile nelle zone sottoposte a sbancamenti
Tecnica di piantagione
Altra fase preliminare importante è la previsione della regimazione dell'acqua, sia in superficie che in profondità. L’olivo è particolarmente sensibile al ristagno idrico e agli attacchi dei funghi che in queste condizioni diventano  virulenti, causando marciumi radicali.  
Se il terreno è inondato da
acque che provengono dai terreni sovrastanti, occorre creare un canale di cinta sufficientemente profondo per allontanarle prima che vadano ad intasare i terreni sottostanti.
Tecnica di piantagione
In profondità i ristagni e gli smottamenti sono frequenti nei terreni argillosi privi di un drenaggio naturale, in quelli che hanno una suola impermeabile o una suola di lavorazione e nei compluvi dove l'acqua tende ad accumularsi naturalmente. Essi debbono essere  prevenuti con la installazione di drenaggi che vengono realizzati con tubi in PVC forati e rivestiti con fibre di cocco.
Tecnica di piantagione
La concimazione di fondo va eseguita prima dello scasso se effettuata con aratro, o dopo nel caso di doppia lavorazione (rippatura ed aratura). Deve consentire di incorporare, su tutto lo strato di terreno interessato dall’esplorazione dell’apparato radicale, elementi nutritivi dotati di scarsa mobilità di cui l’olivo, ha bisogno.  Somministrazione sull’intera superficie di una quantità, da 25 a 30 t ad ha, in relazione al contenuto di sostanza organica del suolo. Se non c’è disponibilità di letame la concimazione minerale di fondo diventa indispensabile.  
I terreni italiani collinari, destinati alla coltivazione dell’olivo sono frequentemente poveri di fosforo assimilabile, ma con una buona dotazione di potassio e calcio scambiabile.
In terreni di medio impasto e con una buona  dotazione di elementi minerali fondamentali, come quantitativi di concimi da somministrare  ad ha 1000 -1500Kg di perfosfato (titolo 18-20) e 400-500 Kg di solfato potassico (titolo 50).
CONCIMAZIONE DI FONDO
Scasso
La rimozione del terreno in profondità è determinante per assicurare fertilità al volume di terreno a disposizione per lo sviluppo dell'apparato radicale. E’ particolarmente necessario
nei terreni compatti E’ meno importante nei terreni sabbiosi dove il terreno è dotato di alta porosità naturale. In questi casi può essere eseguito a minore profondità.   
Per i terreni ritenuti più rispondenti per l’olivo lo scasso è indispensabile e viene normalmente eseguito alla profondità di 80-100 cm, con aratri di grandi dimensioni.
Quando non si vuole smuovere il terreno per timore di frane, oppure non si vogliono portare in superficie strati profondi o poco fertili e sassosi, si può operare in profondità con il ripper in direzione incrociata alla distanza di 40-50 cm e in superficie con una lavorazione ordinaria.  
Se è prevista una buona letamazione è opportuno interrare il concime con una lavorazione prima dello scasso, perché non venga ridotta l'aderenza delle trattrici al suolo.
Messa a dimora
Prima della messa a dimora si esegue lo squadro per la identificazione della posizione della pianta nel terreno, adottando le distanze ed i sesti scelti. In una disposizione a rettangolo la distanza maggiore è in relazione con la direzione di marcia delle macchine, che preferiscono lavorare a rittochino.  
Nei punti in cui va collocata la pianta si scava la buca per la messa a dimora dopo aver disposto lateralmente due punti di riferimento per ritrovare  l’esatta posizione in cui dovrà essere collocato il tronco dell'olivo.  
Le dimensioni  dello scavo, eseguito con una trivella o con una vanga a mano, sono di 40 cm di larghezza e di profondità.
Nei terreni freschi si può attuare un sesto rettangolare di 6x4 metri garantisce un investimento di 416 piante per ettaro, si possono attendere buone produzioni già dai primi anni, pur modeste se riferite alla singola pianta.  
Un simile modello produttivo si basa su forme di allevamento contenute, poco espanse in larghezza, come il monocono.
Si devono preferire i terreni esposti a Sud
Sesto di impianto
Tutore
• Annaffiare le piante ancora in vaso il giorno precedente l’impianto per mantenere integro il pane di terra alla svasatura;
• Predisporre le buche di dimensione sufficiente ad ospitare il pane di terra;
• Collocare le piantine svasate nella buca, facendo in modo che il colletto rimanga soltanto qualche centimetro sotto il livello del terreno;
• Rincalzare la terra comprimendola attorno alle radici in modo da chiudere la buca e ricavare intorno alla pianta una piccola conca per favorire la penetrazione dell’acqua di irrigazione;
• Assicurare la piantina al tutore legandola con filo di plastica morbido ed elastico per evitare strozzature, in tal modo la pianta rimanga eretta;
• Annaffiare tempestivamente con 6-10 litri di acqua per pianta per inumidire il terreno e farlo aderire all’apparato radicale.
Operazioni successive.
Intorno alla pianta di olivo possono essere stesi teli di plastica di circa 1 m di lato per il controllo delle erbe infestanti e per una migliore umidità e temperatura vicino all'apparato radicale. Dopo la messa a dimora è importante evitare qualsiasi stress, pertanto è necessario garantire una disponibilità di acqua costante, irrigando quando vengono meno le risorse naturali. Tale intervento è fondamentale soprattutto nei primi due anni
A cominciare dal primo anno è necessario, a cadenze
mensili, da marzo ad agosto, dare piccole quantità di fertilizzante, specie a base di azoto, meglio se unito all'acqua per una quantità annua di 30 g di azoto per pianta, corrispondente a 65 grammi di urea
Al momento dell’impianto l’olivo deve avere una altezza superiore al metro e fino a 1,5-2,0 m, allevato in vaso di opportune dimensioni con un tronco libero da ramificazioni vigorose per almeno 1,0-1,2 m, con la presenza di foglie e di qualche debole germoglio. La chioma deve essere ben sviluppata o in fase di formazione.
Durante il primo anno dalla piantagione, man mano che si formano, si eliminano i rami emersi direttamente dal tronco, quando ancora sono allo stato erbaceo o quanto prima possibile. Ad intervalli di 2 mesi, oltre al controllo della emissione di germogli dal tronco si revisionano le legature al tutore e se ne aggiungono altre per mantenere la pianta sempre verticale  
Si eliminano, in maniera scaglionata, anche quei rami bassi sotto l’impalcatura che sono diventati vigorosi e con  tendenza alla verticalità, che in precedenza erano stati lasciati per favorire lo sviluppo in diametro del tronco. Nella chioma non si esegue nessun tipo di taglio o cimatura, lasciandola allo sviluppo naturale di una sfera. Da questa si evidenziano successivamente alcuni rami più vigorosi, che saranno le future branche principali.
Durante i primi anni di sviluppo il diradamento della chioma non deve preoccupare eccessivamente, in quanto le sue limitate dimensioni non pongono problemi di ombreggiamento.
Per la formazione e la scelta della origine delle branche sul tronco è necessario tenere presente che le branche raggiungono la migliore solidità quando si inseriscono in punti distanti 5-10 cm, con un angolo di inclinazione di 30-40° rispetto alla verticale, al di sopra di un tronco libero per almeno 100 cm, per soddisfare le esigenze della raccolta meccanica.
La loro formazione e sviluppo sono favoriti dalla basitonia dell’olivo, che privilegia l’accrescimento delle branche laterali nei confronti della cima; pertanto in questa fase è opportuno non operare alcuna riduzione dell’apparato fogliare.
Oppure limitare le asportazioni alla cimatura ed al diradamento di qualche branca concorrente per facilitare lo sviluppo di quelle meglio inserite che sono state scelte per la formazione delle branche principali
Al secondo o terzo anno occorre slegare il fusto della pianta ed avvicinarlo al paletto tutore da una parte diversa da quella precedente per evitare il protrarsi di lesioni della corteccia e perché non permanga la mancanza di germogli lungo la porzione di chioma a contatto con il paletto tutore.
Prima che le branche diventino rigide, esse vengono divaricate appoggiandole a 3 canne disposte a cavalletto, oppure disponendo un cerchio con cui le branche vengono spinte verso l’esterno. Un simile effetto viene ottenuto con l’uso di divaricatori di vario tipo. Con la divaricazione i germogli interni vigorosi della chioma assumono la funzione di asse principale delle branche, mentre le ramificazioni secondarie, esterne, assumono la funzione di sottobranche o di branche temporanee di sfruttamento.
Nel caso in cui la chioma dell’albero è costituita da un asse allungato si promuove la formazione delle branche con la curvatura dell’asse della pianta nel punto in cui si desidera impalcare l’olivo. Le  branche debbono essere inclinate in modo differenziato in funzione della loro vigoria. Se dovesse evidenziarsi qualche vuoto per la mancanza di branche, esso si colmerà con nuovi e vigorosi germogli che l’olivo formerà dalle numerose gemme avventizie
L’anno successivo alla divaricazione potrà iniziare una leggera potatura con la asportazione
dei rami interni delle branche, con la eliminazione delle biforcazioni delle branche e di quelle sovrapposte, tagliando quelle che hanno un andamento trasversale.
Solo al quarto o quinto anno si potranno correggere alcune anomalie nella forma, con la eliminazione di qualche branca soprannumeraria.

 
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